Nel mio ruolo di mamma informata e coscienziosa ho fatto un lungo ragionamento sull'opportunità a meno di mandare Riccardo al nido.
Ho la spudorata (e strafruttata) fortuna di avere entrambi i genitori in pensione ed in ottima forma, quindi non mi si poneva la necessità del nido.
Quindi la mia linea pedagogica ha preso la seguente direzione: Riccardo adora stare con gli altri bambini, in casa coi nonni tutto inverno si annoia a morte, nonostante mia madre sia piena di iniziativa, nonché infinita pazienza, e il nonno straveda per lui!
Ultimo ma fondamentale, non sta mai fermo, e quando dico mai non uso una parola casuale, è un bambino dinamico che ha bisogno di muoversi di sfogare le energie (possibilmente in luoghi ove non distrugga oggetti e rapporti interpersonali).
In definitiva tronfia della mia linea pedagogica lo iscrivo al nido a 200m da casa, e dato che lassù qualcuno ci protegge ci accettano!
Ripresami dalla sorpresa, mi organizzo e, per ottimizzare e non perdere tempo, rimango pure incinta!
Ottobre si presenta quindi impegnativo, prima settimana di malattia causa amniocentesi (è femmina!!) e ultime due settimane di maternità per inserimento.
Commento del capo:
"Come dirigente sono incazzato, come uomo sono felice per te!" non ho ancora capito come dovrei reagire, se ridergli dietro o incavolarmi.
Prima settimana
All'asilo una meraviglia, una volta che vede i giochi ed i bimbi mi ignora totalmente, addirittura si siede a tavola con gli altri anche se dobbiamo andare via e mi dice:
"Voglio la pappa!"
Io: "Oggi non si può andiamo a casa a mangiare col babbo."
Dato che io gli ho detto "Se hai bisogno di qualche cosa chiedi alle Dade", lui ferma la prima che passa e dice:
"Mi dai la pappa?"
Dada Angela è più convincente di me dato che riesco a portarmelo a casa, divertita dalla scenetta ma perplessa per essere stata bypassata!
A casa è la Grande Tragedia, pianti disperati per farsi vestire, litigi continui, dispetti di ogni risma forma e misura. Come mi spiegano le Dade se non hanno la crisi all'asilo ve la fanno pagare a casa.
Arriviamo più o meno vivi al venerdì sera, il pupo mi si spalma in braccio tutto mogio e coccoloso, si assopisce e parte quel bel respiro sibilante che significa solo una cosa: bronchite!
Seconda settimana
Fortunatamente evitiamo febbre ed antibiotico così il giovedì torniamo all'asilo e finiamo la settimana senza infamia e senza lode.
Terza settimana
Ci prepariamo nell'armonia più assoluta, prendiamo la macchina perché piove a dirotto e parcheggiamo di fronte all'asilo. Qui parte la tragedia, non vuole scendere, si aggrappa al seggiolino ed alla macchina. Come se non bastasse ho il telecomando della chiusura automatica della macchina rotto (così imparo a lavare la chiave insieme ai pantaloni) e quindi devo fare il
giro della c3 sotto la pioggia con un bambino urlante e scalpitante di quasi tre anni in braccio.
Finalmente riesco a trascinarmi dentro l'asilo, Riccardo continua a piangere e la Dada ci accoglie sentenziando: "Era ora di una bella crisi!!"
In queste tre settimane il colloquio tipo fra me e Riccardo verso le otto di mattina era il seguente:
Io: "Dobbiamo vestirci per andare all'asilo"
R: "L'asilo è brutto."
Io: "Anche la piscina con le palline colorate?"
R: ...
Io: "Anche la cucina con tutti quei pensili?"
R: ... e sicuramente pensava 'qui mi stanno fregando'
Io: "Anche se ci sono tanti bimbi con cui giocare?"
R: "Andiamo a vedere se la cucina è aperta."
Solo una volta mi ha spiazzato:
R: "L'asilo è brutto!"
Io: "Le palline sono brutte!"
R: "Sì"
Io: "La pappa è cattiva!"
R: "No, la pappa è buona!"
Ora, dopo altri 10 giorni di malattia, cerca l'asilo continua a sostenere che "l'asilo è brutto!" ma poi appena torna a casa è tutto contento e dice di essersi divertito.
Quindi la nostra scelta è stata quella giusta.
E scusate se è poco!!